domenica 15 luglio 2012

Forza Quico!


L'altro giorno è bruciata la fabbrica di Quico.

Mentre nelle capitale il solito ministro borioso emanava il solito decreto idiota, mentre all'università le solite facce annoiate partecipavano alla solita riunione inutile, sull'altra sponda del mare in poche ore si erano trasformati in cenere gli anni di sogni, di lavoro, di lotte e di passione di un uomo eccezionale.

Francesc Sosa, Quico per gli amici, è un catalano purosangue. Un folletto barbuto lontano mille miglia dallo stereotipo di imprenditore. In un mondo fasullo, fatto di abiti griffati e auto di lusso, lui veste jeans e maglietta e vola low-cost. In un mondo che vive di immagine e apparenze, lui produce materia e sostanza. In un mondo di attori, presentatori e politici che parlano come fossero cuochi, e di cuochi che parlano di filosofia, Quico, che in filosofia è laureato (tesi sulle religioni orientali), vive per i suoi prodotti.

Chiunque abbia vissuto la fantastica avventura degli ultimi quindici anni di cucina creativa, conosce il marchio Sosa, esattamente come conosce i nomi di Ferran Adrià, Heston Blumenthal, René Redzepi. Dalla lecitina di soia ai funghi liofilizzati, dalle alghe agli aromi, dall’alginato alle più fini bacche di vaniglia del mondo, da lui c’è tutto quello che puoi sognare. E spesso trovi anche quello che nemmeno pensavi: il suo catalogo è fonte di ispirazione costante per il gastronomo scientifico e il suo laboratorio.

Se mi chiedete quando e dove ho conosciuto Quico, sinceramente non vi so rispondere. Ragionevolmente all’inizio degli anni duemila, l’epoca ruggente della cucina molecolare. Ma mi sembra di conoscerlo da sempre. Ragionevolmente in Spagna o in Italia. Ma Quico è ubiquo, saltella qua e là per il mondo, a cercare ingredienti, a imparare da tutti, a produrre nuove idee e a presentare quello che fa. Mentre assillanti venditori ti assaltano con il loro marketing aggressivo, Quico ti ascolta, ti chiede, ti mostra. E solo quando sei tu a chiedere svuota il sacco e ti svela le sue creazioni e la sua passione. Mentre una schiera di inutili parassiti avvelena la società con un'invenzione perversa che chiamano finanza, Quico lavora. Mentre mille ciarlatani ti vendono il nulla a peso d'oro, Quico ti vende i suoi prodotti, e al prezzo più onesto che può.

Mi ricordo come gli brillavano gli occhi quando mi raccontava di aver finalmente comprato un liofilizzatore. Ferran aveva lanciato l’idea dell’ingrediente liofilizzato nella grande cucina, ma in pochissimi potevano permettersi quella macchina costosa. Lui l’aveva comprata, la usava, e vendeva il prodotto ai cuochi. Il vantaggio, per questi ultimi, non era solo economico. Non basta comprare una macchina. Bisogna anche saperla usare, e bene. Quanto tempo ha un cuoco per imparare? Adesso va di moda il rotavapor, tutti lo vogliono, tanti lo comprano. Ma distillare a bassa pressione non è più facile che a pressione atmosferica. E si  sa bene che per imparare a fare una buona grappa ci vogliono anni… Non è meglio comprarla da chi la sa fare? Non è meglio comprare la frutta liofilizzata da Quico?

Quico non è, come sta scritto su un famoso blog internazionale, “the man behind the Sosa company”. Quico è un amico, che ogni anno invita gli amici alla matança del porc, nella sua fattoria, il Mas Mirambell. Quico è uno studioso appassionato, che se lo incontri a una fiera si dimentica di tutto e di tutti per mostrati il suo manoscritto sull’estetica della cucina contemporanea.

Quico è una pietra angolare della rivoluzione gastronomica spagnola. Quico ha scritto un pezzo di storia della cucina. Quico ha appena detto addio tra le lacrime alla fabbrica di Castelltercol, ma domani, lunedì, ricomincia da zero l’attività della nuova Sosa a Moià. Quico è forte. Ce la farà.

Forza Quico!!!



Quico Sosa
www.sosa.cat

2 commenti:

  1. Gentile professore
    Ho per caso trovato il suo blog e ne sono contento. Sono laureato in fisica (nel lontano 82); di cucina molecolare ho letto qualche testo (anche il suo) ma non ho sperimentato molto per cui la mia conoscenza è solo teorica. Ho letto con interesse le sue note e ho subito sperimentato la non commutatività della Radler (a proposito quale limonata?) non conoscevo Quico Sosa ma un giro su google mi ha fatto conoscere i suoi prodotti, spero anch'io che si riprenda.
    Grazie e, spero, a presto. Nicolò

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  2. Caro Nicolò,
    non siamo poi così lontani: nell'ottantadue mi iscrissi a fisica, ma mi sembra ieri (l'estate della maturità e dei mondiali di Spagna, e chi la può scordare?).
    La limonata è una scelta della casa, che differenzia un'osteria dall'altra. Diciamo che comunque si preferisce una limonata limpida e trasparente, per non andare ad intorbidire la birra chiara.
    Grazie del messaggio e, soprattutto, della solidarietà a Quico, che la merita tutta (avevo già avuto l'occasione di parlarne bene due anni fa: http://blog.moebiusonline.eu/index.php/2010/02/26/legge-nuova-cucina-vecchia/ )!

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