L'altro
giorno è bruciata la fabbrica di Quico.
Mentre nelle capitale il solito
ministro borioso emanava il solito decreto idiota, mentre all'università le
solite facce annoiate partecipavano alla solita riunione inutile, sull'altra
sponda del mare in poche ore si erano trasformati in cenere gli anni di sogni,
di lavoro, di lotte e di passione di un uomo eccezionale.
Francesc Sosa, Quico per gli amici,
è un catalano purosangue. Un folletto barbuto lontano mille miglia dallo
stereotipo di imprenditore. In un mondo fasullo, fatto di abiti griffati e auto
di lusso, lui veste jeans e maglietta e vola low-cost. In un mondo che vive di
immagine e apparenze, lui produce materia e sostanza. In un mondo di attori,
presentatori e politici che parlano come fossero cuochi, e di cuochi che
parlano di filosofia, Quico, che in filosofia è laureato (tesi sulle religioni
orientali), vive per i suoi prodotti.
Chiunque abbia vissuto la
fantastica avventura degli ultimi quindici anni di cucina creativa, conosce il
marchio Sosa, esattamente come conosce i nomi di Ferran Adrià, Heston
Blumenthal, René Redzepi. Dalla lecitina di soia ai funghi liofilizzati, dalle
alghe agli aromi, dall’alginato alle più fini bacche di vaniglia del mondo, da
lui c’è tutto quello che puoi sognare. E spesso trovi anche quello che nemmeno
pensavi: il suo catalogo è fonte di ispirazione costante per il gastronomo
scientifico e il suo laboratorio.
Se mi chiedete quando e dove ho
conosciuto Quico, sinceramente non vi so rispondere. Ragionevolmente all’inizio
degli anni duemila, l’epoca ruggente della cucina molecolare. Ma mi sembra di
conoscerlo da sempre. Ragionevolmente in Spagna o in Italia. Ma Quico è ubiquo,
saltella qua e là per il mondo, a cercare ingredienti, a imparare da tutti, a
produrre nuove idee e a presentare quello che fa. Mentre assillanti venditori
ti assaltano con il loro marketing aggressivo, Quico ti ascolta, ti chiede, ti
mostra. E solo quando sei tu a chiedere svuota il sacco e ti svela le sue
creazioni e la sua passione. Mentre una schiera di inutili parassiti avvelena
la società con un'invenzione perversa che chiamano finanza, Quico lavora. Mentre
mille ciarlatani ti vendono il nulla a peso d'oro, Quico ti vende i suoi
prodotti, e al prezzo più onesto che può.
Mi ricordo come gli brillavano gli
occhi quando mi raccontava di aver finalmente comprato un liofilizzatore.
Ferran aveva lanciato l’idea dell’ingrediente liofilizzato nella grande cucina,
ma in pochissimi potevano permettersi quella macchina costosa. Lui l’aveva comprata,
la usava, e vendeva il prodotto ai cuochi. Il vantaggio, per questi ultimi, non
era solo economico. Non basta comprare una macchina. Bisogna anche saperla
usare, e bene. Quanto tempo ha un cuoco per imparare? Adesso va di moda il
rotavapor, tutti lo vogliono, tanti lo comprano. Ma distillare a bassa
pressione non è più facile che a pressione atmosferica. E si sa bene che per imparare a fare una buona
grappa ci vogliono anni… Non è meglio comprarla da chi la sa fare? Non è meglio
comprare la frutta liofilizzata da Quico?
Quico non è, come sta scritto su un
famoso blog internazionale, “the man behind the Sosa company”. Quico è un
amico, che ogni anno invita gli amici alla matança
del porc, nella sua fattoria, il Mas Mirambell. Quico è uno studioso
appassionato, che se lo incontri a una fiera si dimentica di tutto e di tutti
per mostrati il suo manoscritto sull’estetica della cucina contemporanea.
Quico è una pietra angolare della
rivoluzione gastronomica spagnola. Quico ha scritto un pezzo di storia della
cucina. Quico ha appena detto addio tra le lacrime alla fabbrica di Castelltercol,
ma domani, lunedì, ricomincia da zero l’attività della nuova Sosa a Moià. Quico
è forte. Ce la farà.
Forza Quico!!!
Quico Sosa www.sosa.cat |
Gentile professore
RispondiEliminaHo per caso trovato il suo blog e ne sono contento. Sono laureato in fisica (nel lontano 82); di cucina molecolare ho letto qualche testo (anche il suo) ma non ho sperimentato molto per cui la mia conoscenza è solo teorica. Ho letto con interesse le sue note e ho subito sperimentato la non commutatività della Radler (a proposito quale limonata?) non conoscevo Quico Sosa ma un giro su google mi ha fatto conoscere i suoi prodotti, spero anch'io che si riprenda.
Grazie e, spero, a presto. Nicolò
Caro Nicolò,
RispondiEliminanon siamo poi così lontani: nell'ottantadue mi iscrissi a fisica, ma mi sembra ieri (l'estate della maturità e dei mondiali di Spagna, e chi la può scordare?).
La limonata è una scelta della casa, che differenzia un'osteria dall'altra. Diciamo che comunque si preferisce una limonata limpida e trasparente, per non andare ad intorbidire la birra chiara.
Grazie del messaggio e, soprattutto, della solidarietà a Quico, che la merita tutta (avevo già avuto l'occasione di parlarne bene due anni fa: http://blog.moebiusonline.eu/index.php/2010/02/26/legge-nuova-cucina-vecchia/ )!